È in corso la transizione al nuovo paradigma produttivo dell’Industria 5.0 che vedrà cambiare i valori rispetto al precedente piano. Infatti, se l’Industria 4.0 metteva al centro la digitalizzazione, il nuovo piano 5.0 si basa su principi di sostenibilità e resilienza. Da considerare come un’evoluzione naturale, l’Industria 5.0 punta alla cooperazione uomo-macchina con lo scopo di apportare valore aggiunto alla realizzazione di prodotti personalizzati rispettando i consumatori e l’ambiente. Vengono definiti quindi nuovi pattern organizzativi:
Resilienza: l’industria 5.0 si propone come uno strumento per assicurare la resilienza ovvero la capacità di resistere e soprattutto adattarsi al cambiamento. Come si legge dal report della Commissione Ue, i cambiamenti geopolitici e naturali sfidano pesantemente l’industria, rivelandola frangibile.
Il Sole 24 Ore, in un articolo del 10 dicembre 2023, descrive nel dettaglio ciò che già si sa sulle nuove regole e investimenti. Dai documenti finora condivisi, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) infatti, sta regolando le norme per l’utilizzo dei crediti d’imposta finanziati con 6,36 miliardi dei fondi REPowerEU (piano UE volto a ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili russi, e accelerare la transizione verde). Gli investimenti incentivabili spettano ancora i beni relativi alle tecnologie già discusse nel precedente piano 4.0, ma devono garantire un risparmio energetico: almeno il 3% dei consumi di energia finale oppure risparmi energetici conseguiti nei processi indicati come target nella legge. Inoltre, saranno agevolabili con aliquote ancora da specificare, le spese del 2024 e 2025 per :
Il Mimit ipotizza l’introduzione di un tetto massimo per le attività formative pari al 5% del totale agevolato, mentre si attende ufficialità sulla possibilità di considerare validi gli investimenti eseguiti entro la metà del 2026, con clausola di pagamento entro il 2025 di un acconto pari almeno al 20% del totale.
Riponendo attenzione nuovamente sugli obiettivi di risparmio energetico, questi dovrebbero essere conseguiti tra il 2024 e il 2026 e sono quantificati in 0,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Secondo le stime l’investimento di 4 miliardi di euro dovrebbe venire in soccorso al compimento degli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico secondo gli allegati del Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza. Il meccanismo prevederà tre livelli crescenti di risparmio energetico e un sistema di certificazione più solido. Infatti, è previsto che il progetto venga certificato preventivamente da un valutatore indipendente, che si farà carico di attestare che il progetto di innovazione ottemperi ai criteri di ammissibilità relativi alla riduzione del consumo di energia. Successivamente, sarà necessaria una certificazione sulla effettiva realizzazione degli investimenti in conformità a quanto progettato. Verranno destinati circa 60 milioni di euro allo sviluppo di una piattaforma digitale per gestire le certificazioni presentate dai beneficiari e per le attività di monitoraggio e controllo.
L’Unione Europea richiede ad alta voce un incremento dell’autoconsumo da parte delle MPMI: per stimolare le micro e piccole imprese a raggiungere risultati in linea con le aspettative, viene introdotto un ulteriore contributo a fondo perduto pari al 50% per l’acquisto di sistemi e tecnologie digitali per la produzione diretta di energia da fonti rinnovabili. Tali sistemi apporteranno energia sostenibile tramite autoconsumo immediato o tramite sistemi di accumulo e stoccaggio.
Questa misura si aggiunge all’intero piano 5.0 sopra riportato.
La domanda che resta aperta è: l’industria 5.0 andrà a condizionare l’intera struttura organizzativo-strategica dell’azienda, orientandola ad una sorta di nuova Società 5.0? Oppure riguarderà fattori esterni ad essa, la cui applicazione porterà ad un vantaggio temporaneo, mutevole già nel prossimo triennio?
Per certo l’equilibrio tra sviluppo economico e la soluzione dei problemi sociali e ambientali rappresenta la nuova base della crescita sostenibile dell’azienda, cui tutti gli imprenditori sono chiamati a ricercare e perseguire da qui al 2030.
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