Il Titolo II è una delle misure più sfruttate all’interno della Regione Puglia.
E’ una misura complessa e articolata, che se gestita e pianificata a dovere, consente di ottenere, a fronte di un finanziamento agevolato, diverse tipologie di contributi.
La prima cosa da considerare è il codice ATECO. Il Titolo II si rivolge principalmente a professionisti e ad imprese micro, piccole e medie con sede in Puglia, che operano nei settori del commercio, dell’artigianato e del manifatturiero, agevolando l’acquisto di immobili, macchinari, impianti e attrezzature, la realizzazione di opere murarie, le spese di progettazione ingegneristica, l’acquisto di programmi informatici, brevetti e licenze. Dal 4 ottobre 2021 possono accedere alla Misura anche Farmacie e imprese attive nel commercio di carburante per autotrazione (questi ultimi limitatamente ai progetti ecosostenibili).
Inoltre, sia i professionisti che le imprese devono essere già attivi.
Ad ogni modo, vengono esclusi i seguenti settori, seppur con limitazioni:
Perciò, se si sta pensando di valutare questa misura, è bene verificare gli allegati al testo del bando. Per ogni settore infatti, sono previste limitazioni importanti.
Passiamo ora ai progetti di investimento, che dovranno essere localizzati esclusivamente nel territorio della regione Puglia. I programmi ammissibili strizzano l’occhio al bonus sud, potendosi rendicontare i progetti finalizzati a:
L’importo minimo di progetto è di 30 mila euro. L’investimento massimo ammissibile per le piccole e le micro imprese è pari ad € 2.000.000,00.
L’investimento massimo ammissibile per le medie imprese è pari ad € 4.000.000,00.
Inoltre, i programmi di investimento devono prevedere anche il risparmio energetico e la tutela delle risorse e la gestione dei rifiuti; la riduzione di emissioni di sostanze tossiche.
A seconda della tipologia di progetto di investimento, possono essere previsti diversi minimi e massimali di investimento: ad esempio, nel caso della diversificazione della produzione di uno stabilimento esistente, i costi ammissibili devono superare almeno il 200% del valore contabile degli attivi che vengono riutilizzati.
Inoltre, chiunque intenda presentare un progetto sul Titolo II non deve aver proceduto a una localizzazione nei due anni precedenti la domanda e deve assumere l’onere di non procedere nei successivi due anni.
Circa le spese ammissibili sono ammesse le spese per:
Le spese dovranno essere giustificate da atti giudicamene vincolanti da cui risulti:
Mi raccomando: gli atti giuridicamente vincolanti devono avere data successiva alla presentazione della domanda. Questo significa che prima di tale data si dovrà essere in possesso esclusivamente dei preventivi, utili a definire con una certa certezza gli importi di progetto. Solo ammessi in deroga solo i contratti che prevedono delle clausole sospensive, pena inammissibilità del progetto.
Visto l’obiettivo del risparmio energetico, il Titolo II consente altresì di presentare un progetto di investimento basato esclusivamente sulla realizzazione di un impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile, con il riconoscimento di una premialità sui contributi ricevibili pari al 35% del valore dell’impianto.
In questo caso però, il bando fissa dei massimali di spesa riconosciuti per l’impianto e richiede una perizia giurata che attesti la congruità dell’investimento e l’effettivo risparmio energetico.
Passando alle agevolazioni, il Titolo II riconosce un contributo in conto impianti determinato sul montante degli interessi di un finanziamento concesso da un Soggetto Finanziatore accreditato.
Le soglie di contributo sono fissate nel 35% per le medie imprese e al 45% alle piccole imprese. Tali percentuali possono essere aumentate di diversi punti percentuali in presenza di una o più delle seguenti casistiche:
L’iter di domanda è abbastanza complesso. Vediamo di semplificarlo il più possibile:
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