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Settore turistico: la rivalutazione dei beni è l’arma contro l’emergenza

Se hai un’attività alberghiera o gestisci un impianto termale l’arrivo dell’estate non sarà così esaltante come gli scorsi anni. Il COVID ha colpito tutta l’economia e gli effetti sono palpabili, ma in particolare ne sta soffrendo il settore turistico.

Accanto alla prossima apertura di fondi per il sostegno al turismo (di futura creazione e difficile inquadramento temporale) sta facendo sicuramente notizia il cosiddetto bonus vacanze: una misura non generosa ma di ristoro per il privato, un po’ meno per gli imprenditori.

Molte regioni stanno promuovendo l’erogazione di mini-voucher per diverse attività produttive – vedi il Piemonte – resta aperta l’opzione Fondo di Garanzia, ma cosa fare se si vuole agire dall’interno?

L’arma contro l’emergenza COVID 19 è la rivalutazione dei beni aziendali.

Cos’è?

La rivalutazione consente, come suggerito testualmente, di dare un nuovo valore ad alcuni beni posseduti da un’impresa.

Chi può farla?

  • Le società di capitali, comprese le stabili organizzazioni di soggetti non residenti;
  • Le società di persone;
  • Imprenditori individuali;
  • Enti non commerciali.

Come funziona?

Possono essere rivalutati i beni di impresa e le partecipazioni; sono invece esclusi gli immobili alla cui produzione o al cui scambio è diretta l’attività dell’impresa, che risultano dal bilancio dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2019.

La rivalutazione può essere eseguita solo su beni della stessa natura.

Perché conviene?

La rivalutazione dei beni è gratuita ed è riconosciuta ai fini IRES e IRAP a decorrere dallo stesso esercizio in cui è eseguita.

Il saldo attivo di rivalutazione andrà poi iscritto tra il capitale sociale o accantonato in una speciale riserva. L’unica spesa da sostenere è data dall’imposta sostitutiva del 10% sul saldo attivo.

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