Negli ultimi tempi è notevolmente aumentato il numero di imprenditori e anche di privati, che per effetto del decreto Industria 4.0 ha deciso di intraprendere progetti basati sulla ricerca e sull’innovazione.
Questo fenomeno potrebbe ulteriormente crescere grazie alle proroghe introdotte dalla legge di Bilancio, che estende l’ iper ammortamento nel 2018 in misura pari al 150% e anche per il 2019 a patto che si versi un acconto pari al 20% entro il 2018.
Spesso gli imprenditori non hanno i mezzi sufficienti per finanziare le proprie idee, e non posseggono un background imprenditoriale abbastanza forte per consentire loro di ottenere finanziamenti dagli istituti finanziari.
In loro soccorso arriva il Piano Industria 4.0 che offre la possibilità di fondare oppure convertire un’azienda già esistente in una Intellectual Property Company, ossia una società che ricerchi o sviluppi degli asset intangibili, come ad esempio marchi, brevetti e software che poi verranno proposti sul mercato.
I vantaggi sfruttabili da un IP company sono numerosi, spicca senz’altro la possibilità di usufruire del credito d’imposta per ricerca e sviluppo e del patent box.
La legge identifica come IP company, le start up e le PMI innovative e sancisce le regole da rispettare per lo sfruttamento delle agevolazioni. A tal fine è importante chiarire la differenza che vi è tra ricerca e innovazione.
Sebbene siano due attività conseguenti l’una all’altra, è necessario fornire una definizione!
Con il termine “Ricerca” si intende il processo che porta alla creazione di nuove conoscenze per l’azienda, mentre per “Innovazione” si intende la trasformazione della conoscenza in prodotti o servizi innovativi.
Le IP company dovrebbero possedere al loro interno questi due processi, ma spesso vengono confusi e l’innovazione prevale sulla ricerca. La necessità di questi due processi è stata ribadita ulteriormente dall’ Ocse e ripresa dal legislatore fiscale attraverso il Nexus approach in tema di Patent box.
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