Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit, ex Mise) Urso ha confermato la necessità del rifinanziamento del Piano per il 2023, mantenendo le stesse aliquote agevolative del 2022.
Sono passati poco più di 6 anni da quando, nel settembre del 2016, fu presentato il “Piano Industria 4.0”, subendo diverse modifiche negli anni: dal nome fino all’intensità delle aliquote.
Nella bozza della nuova Legge di Bilancio si citano fondi a sostegno delle famiglie e delle imprese per contrastare il caro energia e l’aumento dell’inflazione ma ciò che manca è proprio un pacchetto ad hoc per il 4.0.
Il Governo presenterà già ad inizio anno un disegno di riforma degli incentivi a sostegno delle imprese, tra cui anche lo stesso Piano 4.0, che verrà rivisto “in ottica di affinamento degli strumenti”.
Già nella precedente Legge di Bilancio 2022, era stato delineato lo scenario dal 2023 al 2025 riducendo le aliquote, come segue:
a cui si aggiungono:
Le imprese, quindi, lato investimenti, avranno tempo ancora qualche settimana per poter utilizzare le “vecchie” aliquote e richiedere la prenotazione del bene 4.0 con il versamento del 20% del costo d’acquisto.
I tempi sono stretti e presumibilmente si dovrebbe arrivare in questi giorni alla votazione finale del testo in Commissione. La legge ha già ricevuto l’approvazione da parte di Camera, ha ricevuto il parere della Commissione UE e manca solo il passaggio al Senato. Non è da escludere che il governo Meloni ricorra al voto di fiducia in modo da chiudere l’esame prima di Natale.
Ma ripercorriamo l’iter che si articola in quattro diverse fasi:
Tuttavia, esiste un vincolo specifico per la Legge di Bilancio, ovvero, il termine per l’approvazione definitiva che deve avvenire entro il 31 dicembre con l’entrata in vigore il primo gennaio del nuovo anno.
Il ministro Adolfo Urso auspica il mantenimento degli incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0, con una conferma delle aliquote 2022 anche per il 2023 e il Ministro Fitto ha chiesto alla Commissione Europea di utilizzare le risorse del PNRR non spese nel periodo 2021-2022, che ammontano a 3,8 miliardi. Il confronto con la Commissione è obbligatorio in quanto andrebbe contro le regole di finanziamento dei PNRR: le risorse non utilizzate sono perse.
A prescindere dal dialogo, il Governo sta già lavorando a un piano di revisione degli incentivi a sostegno delle imprese che presenterà all’inizio del 2023 proprio sul Piano Transizione 4.0, ma non solo. Se così fosse, si renderebbe più concreta la speranza di riveder rifinanziato il credito d’imposta in Formazione 4.0.
A conferma dell’importanza della continuità degli incentivi 4.0, secondo i dati resi noti dal centro studi di Ucimu, il valore della produzione italiana di macchine utensili, automazione e robotica continua a crescere nel 2022 (+14,6%), grazie alle misure agevolative in vigore che spingono gli acquisti delle aziende manifatturiere.
Quando vennero introdotte le agevolazioni, Marco Calabrò, dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico spiegava che “La situazione di partenza era quella di un sistema imprenditoriale caratterizzato da un crescente deficit di produttività e da macchinari di produzione sempre più obsoleti” ma c’è ancora bisogno di incrementare le competenze interne per affrontare le transizioni digitali e green.
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