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Crisi di impresa: come capire se riguarda anche la tua azienda

Il Nuovo Codice della Crisi di impresa e dell’insolvenza è diventato interamente operativo lo scorso luglio, con la pubblicazione del Decreto Legislativo 83/2022. Sono diverse le modifiche intervenute sul tema, che è stato prorogato diverse volte, facendo perdere di vista, sotto alcuni aspetti, la valenza e l’importanza che merita.

Cosa significa crisi di impresa?

Il nuovo assetto normativo ribalta il precedente sistema in ordine al fallimento.

Non si agisce più quindi solo nel momento in cui l’impresa è ormai in una situazione economico-finanziaria negativa, ma è stato introdotto un sistema preventivo per evitare sin da subito che le imprese arrivino a trovarsi in seria difficoltà.

La nuova definizione di crisi è infatti diventata: lo stato del debitore che rende probabile l’insolvenza e che si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi.

L’arco temporale previsionale riferimento di un anno e la stessa definizione definiscono già un primo parametro da calcolare e introdurre.

Come si valuta uno stato di crisi?

Le novazioni normative introducono anche altri elementi di valutazione per definire i segnali di difficoltà:

  • L’esistenza di debiti per retribuzioni scaduti da almeno trenta giorni, pari a oltre la metà dell’ammontare mensile delle retribuzioni;
  • Debiti verso fornitori scaduti da almeno novanta giorni di ammontare superiore a quello dei debiti non scaduti;
  • L’esistenza di esposizioni nei confronti delle banche e degli altri intermediari finanziari che siano scadute da più di sessanta giorni o che abbiano superato da almeno sessanta giorni il limite degli affidamenti ottenuti in qualunque forma, purché rappresentino complessivamente almeno il cinque per cento del totale delle esposizioni;
  • L’esistenza di una o più esposizioni debitorie scadute e superiori ad una certa soglia verso l’Erario l’Inps e l’Inail.
  • Il rapporto: pagamenti per debiti finanziari/ cash flow libero dei 12 mesi successivi inferiore a 1

Gli assetti organizzativi

Il Codice ha introdotto fin da marzo 2019 l’obbligo di adeguamento degli assetti organizzativi per prevenire le crisi aziendali ma sono state poche le imprese che si sono adeguate. ll basso profilo dato all’argomento in questi anni ha infatti determinato scarsa attenzione degli operatori e degli imprenditori, nonostante l’elevate responsabilità degli stessi per l’eventuale mancanza.

Ora l’attenzione è al massimo anche per le difficoltà economiche e il mancato adeguamento non è possibile.

Cosa significa dotarsi di assetti organizzativi adeguati?

In sintesi, gli strumenti indispensabili ed efficaci allo scopo sono:

  • Organigramma, procedure, mansionari
  • Piano strategico e Business plan
  • Budget economico
  • Budget di cassa annuale
  • Risk management e misure di controllo

Sistema di indici di allerta e previsionali  menzionati in precedenza

  • Capacità di ricavare le informazioni necessarie a effettuare il test pratico per la verifica della ragionevole perseguibilità di un eventuale risanamento previsto dalla composizione negoziata della crisi (di cui all’art. 13 co. 2): in pratica effettuare il test periodicamente.

È importante sottolineare che dotarsi di tali strumenti una tantum non raggiunge l’efficacia di un sistema organizzativo, esso va mantenuto funzionale e funzionante continuamente.

Bisogna dimostrarlo con:

  • La formalizzazione dei piani: strategici , b.plan e budget
  • L’approvazione in CDA e l’inserimento nelle note nel bilancio
  • Il controllo periodico (mese o trimestre) con misurazioni qualitative e quantitative
  • L’approvazione e pubblicazione dell’organigramma con funzioni di controllo del piano strategico
  • L’adozione del risk management
  • La formazione periodica tracciata: è al tempo stesso garanzia di prevenzione e dimostrazione dell’adeguamento.

Gli assetti organizzativi: non sono solo un onere ma un duplice vantaggio

Oltre che ad essere richiesto dalla normativa, l’adeguamento degli assetti organizzativi consente di ottenere diversi vantaggi diretti e indiretti di non poco conto, con un trade off interessante anche per le imprese più floride:

  • È richiesta dalle grandi aziende clienti
  • Permette di intrattenere facilmente rapporti con la PA
  • È elemento essenziale e premiale nella valutazione da parte delle banche (rating) per i rinnovi degli affidamenti
  • Migliora la strategia e la gestione aziendale, i risultati e previene realmente le crisi
  • Implementa la cultura aziendale

È possibile recuperare i costi delle consulenze dedicate agli adeguamenti?

Lo riconosciamo: la compliance è vista come un costo sommerso, benchè i vantaggi economici siamo quantificabili, essendo questi pari all’entità del rischio e delle sanzioni erogabili in caso di mancato rispetto delle normative.

Ad ogni modo, si può fruire della formazione finanziata su molte tematiche.

In aggiunta, data la recente entrata in vigore e il periodo covid in lenta ripresa, le Autorità locali iniziano a promuovere e sostenere le consulenze fruite dalle aziende proprio su questi temi: è infatti fondamentale che il tessuto imprenditoriale possa contare sulla continuità di lungo periodo.

Un primo esempio è la Camera di Commercio di Parma, che a settembre 2022 attiverà dei voucher a copertura di check up economici-finanziari, organizzativo-gestionali e di pianificazione strategica proprio per iniziare le aziende a questo percorso di strutturazione alla prevenzione.

Tags: Compliance

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