Cosa succede se indico in dichiarazione un importo del credito di imposta errato, senza però averlo utilizzato?
Interviene in soccorso la Corte di Cassazione, che fornisce specifiche indicazioni all’interno dell’ordinanza n. 20626/2022.
La vicenda processuale è basata sull’emissione di una cartella, con cui l’Ufficio aveva proceduto a recuperare un credito d’imposta (credito per investimenti in aree svantaggiate), indicata nella dichiarazione precedente ma non richiamata nella successiva.
Secondo il contribuente, la violazione avrebbe dovuto essere contestata tramite apposito avviso di accertamento non essere rilevata in sede di liquidazione della dichiarazione.
Su questo primo punto, la Corte ha respinto l’argomentazione del contribuente, sulla base di un consolidato orientamento, secondo cui quando l’Amministrazione si limita a riscontrare errori di carattere formale non occorre ricorrere ad un atto di accertamento ma è sufficiente l’iscrizione a ruolo. In questa tipologia di errori ricade anche il mancato riporto di un credito dall’anno precedente.
Nella stessa sede, la Cassazione ha inoltre osservato – ed è la parte più interessante della pronuncia – che nel caso in cui il contribuente indichi in dichiarazione un credito di importo errato ma non l’abbia utilizzato in compensazione, il Fisco può limitarsi a rettificare l’ammontare del bonus senza poter richiedere in pagamento una somma che è rimasta nella disponibilità dell’Amministrazione finanziaria. Il recupero del credito presuppone infatti che si sia generato un debito verso l’Erario.
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