Lo scorso 18 ottobre, il Parlamento europeo ha respinto una proposta firmata da 40 eurodeputati, che domandava di abolire il nuovo standard di rendicontazione ESRS, European Sustainability Reporting Standards.
Un insieme di parametri (predisposti dall’EFRAG) che sono un asse portante della Corporate Sustainability Reporting Directive, direttiva che ha l’obiettivo di migliorare la trasparenza dei report aziendali sulla sostenibilità. A partire dal prossimo anno infatti si applicherà a tutte le grandi società quotate nell’UE, circa 50.000 aziende.
Il primo set di standard prevede due standard trasversali e dieci standard tematici così suddivisi in ambito Environmental, Social, Governance:
Al fine di integrare completamente gli aspetti ESG nel modello di business e nella valutazione di rischi e opportunità per le aziende, i nuovi standard ESRS hanno portato importanti novità rispetto la rendicontazione GRI:
La CSRD (Direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese) e gli ESRS (Standard europei per il reporting di sostenibilità) sono collegati ma diversi e questo può confondere.
Gli ESRS costituiscono una componente o uno strumento di divulgazione all’interno della CSRD. Mentre quest’ultima obbliga le aziende a redigere rapporti di sostenibilità, gli ESRS descrivono tutte le informazioni che tali rapporti devono contenere.
A differenza della CSRD, che è stata completata, gli ESRS sono ancora in fase di sviluppo e probabilmente continueranno a evolversi e a cambiare in base all’attività dell’EFRAG e ai feedback di aziende, autorità di regolamentazione e associazioni.
“Resistendo fermamente a questo tentativo di eliminare gli standard, gli eurodeputati hanno respinto l’ennesimo attacco indiretto al Green Deal, garantendo che le aziende europee non siano penalizzate nella loro complessa transizione verso un futuro più verde. Le visioni retrograde contrarie alla transizione verde sono state ancora una volta sconfitte”.
ha commentato Sébastien Godinot, economista senior presso l’Ufficio per le politiche europee del WWF.
Anche il GRI, l’organizzazione che con i suoi indicatori aiuta imprese ed enti nel misurare i loro impatti ESG, ha accolto piacevolmente l’esito del voto, ricordando l’altissimo livello di interoperabilità che c’è tra i due:
“L’approvazione dell’ESRS da parte del Parlamento europeo – ha affermato Eelco van der Enden, amministratore delegato di GRI – è positiva perché segnala la transizione dal dibattito politico all’attuazione pratica di queste nuove regole, che rappresentano un punto di svolta per la responsabilità aziendale, nell’UE e a livello globale”.
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